Pubblicità su WhatsApp: rivoluzione silenziosa o invasione annunciata?

Pubblicità su WhatsApp: rivoluzione silenziosa o invasione annunciata?

Meta rompe un altro tabù. Dopo anni di smentite, conferme a metà e test in sordina, la pubblicità sta per arrivare su WhatsApp. L’app di messaggistica più utilizzata al mondo si prepara a diventare anche uno spazio di monetizzazione, aprendo le porte a brand e creator. Ma cosa significa davvero per gli utenti? E quali opportunità si aprono per le aziende?

Cosa cambia su Whatsapp (e cosa no)

La notizia è ufficiale: a partire dai prossimi mesi, WhatsApp inizierà a ospitare inserzioni pubblicitarie nella sezione “Aggiornamenti”, quella che attualmente raccoglie Stati e Canali. Una sezione “laterale” nell’esperienza utente quotidiana, ma con un potenziale di engagement enorme, considerando i numeri sempre più alti degli utilizzatori della piattaforma.

Importante: le chat private, i gruppi e le chiamate restano completamente esenti da qualsiasi forma di adv. Nessuna pubblicità verrà inserita tra le conversazioni, e la crittografia end-to-end non verrà toccata.
Meta ha ribadito con forza che l’introduzione degli annunci sarà graduale, “non invasiva” e pensata per rispettare la natura dell’app.

Le novità principali

Le forme pubblicitarie previste sono tre, e disegnano un ecosistema di monetizzazione molto simile a quello già attivo su Instagram e Facebook:

  • Annunci negli Stati: visibili tra un contenuto e l’altro nella sezione “Aggiornamenti”, come già avviene con le Stories su Instagram. Gli inserzionisti potranno sfruttare un formato full screen, visivo e immediato.
  • Canali sponsorizzati: i brand potranno promuovere i propri canali all’interno della directory ufficiale per aumentare visibilità e follower.
  • Contenuti a pagamento nei Canali: sarà possibile attivare abbonamenti premium per offrire contenuti esclusivi agli utenti più fidelizzati. Meta tratterrà una commissione del 10%, ma solo dopo una fase iniziale in cui il servizio sarà gratuito per i creator.

Uno dei punti più delicati dell’operazione riguarda la gestione dei dati. Meta ha assicurato che le inserzioni non saranno basate su messaggi o dati sensibili. Il targeting si baserà su parametri “light” come lingua dell’utente, paese di provenienza, interazioni con i canali e iscrizione (facoltativa) al Centro Account Meta.
In altre parole, niente profilazioni approfondite o condivisione del numero di telefono. Almeno per ora. La promessa è quella di mantenere un equilibrio tra personalizzazione e rispetto della privacy, per non snaturare il DNA di WhatsApp.

Perché ora?

Le motivazioni sono tanto strategiche quanto economiche. WhatsApp è uno dei prodotti Meta con la più alta penetrazione globale, ma anche uno dei meno monetizzati. Dopo aver introdotto i canali e spinto sull’integrazione con il resto dell’ecosistema Meta (Messenger, Facebook, Instagram), il passo successivo era quasi inevitabile: trasformare WhatsApp in un media vero e proprio.
Secondo alcune stime, la pubblicità su WhatsApp potrebbe generare oltre 3 miliardi di dollari di ricavi annui entro il 2027. Un’opportunità enorme anche per i brand, soprattutto in ottica conversazionale e community-driven.

Cosa significa per brand e marketer?

Con questa apertura, WhatsApp diventa a tutti gli effetti un nuovo canale strategico nelle pianificazioni digitali. Un ambiente in cui:

  • raggiungere utenti con messaggi ad alta attenzione (poco affollato rispetto ad altri social)
  • creare relazioni dirette con il pubblico tramite i canali
  • costruire funnel conversazionali più fluidi grazie all’integrazione con WhatsApp Business

Per le aziende già attive nell’advertising su Meta, si tratterà di un’estensione naturale delle attuali strategie. Per chi si avvicina solo ora, è il momento giusto per sperimentare in modo mirato.

…ma questo non è tutto

Quella di WhatsApp non è l’unica breaking news dal mondo digital di questa settimana. Le piattaforme corrono, cambiano, sperimentano:

  • Le foto di Instagram finiranno su Google: a partire da luglio, i contenuti pubblici dei profili IG potranno comparire nei risultati di ricerca. Un bel cambio di prospettiva su visibilità e privacy.
  • Su Threads arriva il filtro anti-spoiler, pensato per proteggere gli utenti da anticipazioni indesiderate su film, serie e libri. Una funzione che apre nuovi scenari di moderazione e UX.
  • TikTok Shop continua a crescere, segnando un +120% nell’uso dello shopping in-stream. Il social sta diventando un vero e proprio ecosistema e-commerce.
  • Gli influencer sono (anche) fonti di notizie: secondo il Digital News Report 2025 del Reuters Institute, sempre più giovani si informano su attualità e politica tramite creator digitali.

Insomma, il mondo digital non si ferma mai. E nemmeno noi.

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