Se il modello UK si diffonde, i social saranno il vero campo di battaglia della politica

Se il modello UK si diffonde, i social saranno il vero campo di battaglia della politica

Il Regno Unito si prepara a concedere il diritto di voto ai 16-17enni, aprendo un nuovo fronte nella comunicazione politica. I social media diventeranno centrali per coinvolgere questi giovani elettori, che ormai si informano quasi esclusivamente online. Politici e partiti dovranno puntare su contenuti autentici, evitando approcci forzati o “cringe”. L’esperienza UK dimostra che chi padroneggia TikTok e simili ha un vantaggio competitivo. Se il modello si diffondesse, anche in Italia i social diventerebbero sempre più il vero campo di battaglia politico.

Se il modello UK si diffonde, i social saranno il vero campo di battaglia della politica

Il governo britannico ha annunciato un cambiamento epocale: 1,5 milioni di ragazzi e ragazze tra i 16 e i 17 anni avranno presto diritto di voto alle elezioni nel Regno Unito. Se il Parlamento approverà la proposta, si tratterà della riforma più significativa dell’elettorato britannico dagli anni ’60. Ma oltre al dato politico, questa decisione apre scenari interessanti — e potenzialmente rivoluzionari — per la comunicazione politica.

Se infatti i social, hanno già un ruolo determinante per la politica, basti pensare alle interferenze nelle scorse elezioni americani, l’abbassamento dell’età minima per il voto aprirebbe a una platea di potenziali elettori in una fascia di età notoriamente più attenta e ricettiva alle informazioni recepite sui social.

Il voto si fa giovane: cambia il linguaggio, cambia il canale

Chi si illude che coinvolgere una nuova generazione significhi semplicemente “parlare come loro” o fare qualche TikTok per sembrare “cool” rischia grosso. Come sottolinea Steven Buckley, docente di sociologia dei media digitali alla City University di Londra, l’autenticità è la valuta più preziosa nella comunicazione con i giovani: i contenuti devono essere reali, rilevanti, coerenti. Pena: essere bollati come “cringe” e ignorati.

Non è (solo) una questione di stile. È una questione di piattaforme

Secondo un rapporto Ofcom del 2024, l’88% dei giovani tra i 16 e i 24 anni si informa online, e l’82% utilizza i social per farlo. La TV tradizionale è ormai marginale per questa fascia. TikTok, in particolare, ha già superato altri media come fonte principale di informazione per molti adolescenti.

Se questo modello si dovesse diffondere ad altri Paesi — Italia inclusa — la comunicazione politica non potrà più prescindere dai social. E non basta “esserci”: occorrerà adattarsi alle logiche delle piattaforme, investire in strategie editoriali digitali, formare team interni con skill specifici per creare contenuti efficaci, credibili, e capaci di generare engagement.

L’esempio UK: chi sa usare i social ha già un vantaggio competitivo

Secondo l’analisi di Merlin Strategy, Farage e il suo partito Reform UK stanno ottenendo ottimi risultati tra i giovanissimi, anche grazie a una presenza massiccia e ben gestita su TikTok. Non a caso, Farage ha sei volte più follower del Labour. La sinistra, pur avendo promosso l’estensione del diritto di voto, rischia quindi di farsi superare sul campo digitale.

Questa dinamica apre un paradosso interessante: le idee progressiste spesso trovano terreno fertile tra i giovani, ma sono i partiti più reattivi sui social a capitalizzare il consenso.

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E in Italia?

In Italia il dibattito sull’abbassamento del diritto di voto ai 16 anni riaffiora periodicamente, ma non ha mai trovato terreno politico favorevole. Tuttavia, se questa soglia dovesse scendere anche da noi, molte forze politiche si troverebbero impreparate. Al momento, la comunicazione politica italiana sui social è spesso autoreferenziale, statica e poco orientata al dialogo con le nuove generazioni.

L’introduzione del voto ai 16 anni obbligherebbe i partiti a investire davvero nella comunicazione digitale, non come strumento di propaganda, ma come spazio autentico di relazione, ascolto e confronto.

Conclusione

Il Regno Unito potrebbe fare da apripista. Se il voto ai 16 anni diventasse realtà in altri Paesi, i social diventerebbero il vero campo di battaglia per il consenso politico. Un cambiamento che, più che tecnico, è culturale: per parlare ai giovani non basta cambiare il mezzo. Bisogna cambiare mentalità.

Ma le news non finiscono qua

Oltre alla comunicazione politica, ecco altre 4 news che possono interessarvi:

  • Threads aggiunge dei nuovi strumenti di analisi confermando che l’ “anti-twitter” è un asset sempre più strategico per Meta.
  • Linkedin ha pubblicato il suo “2025 B2B Marketing Benchmark“, un vero vademecum per chi lavora nel settore
  • Se anche voi avete una vera passione per ChatGPT e gli strumenti di IA generativa rimarrete, al momento, delusi dalla nuova funzione targata OpenAI
  • Tax o non-tax, questo è il dilemma. Il mondo dei social non è solo trend e algoritmi. Per gli amanti di diritto tributario e fiscale ci sono sempre un sacco di spunti interessanti.

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