Stop ai baby influencer: in arrivo la legge che cambia le regole dei social

Stop ai baby influencer: in arrivo la legge che cambia le regole dei social

Tra divieti, tutele e nuove responsabilità, il dibattito sui baby influencer è più acceso che mai. Una proposta di legge prova a mettere ordine nel rapporto tra minori e piattaforme digitali, ridefinendo i confini di ciò che è lecito condividere.

Stop ai baby influencer: in arrivo la legge che cambia le regole dei social

L’era dei baby influencer potrebbe essere arrivata al giro di boa. Dopo anni di crescita incontrollata del fenomeno, tra contenuti sponsorizzati e bambini diventati veri e propri brand, il Parlamento italiano ha presentato un disegno di legge che punta a mettere ordine nel mondo social dei più piccoli.
Obiettivo: tutelare i minori da esposizione eccessiva, dinamiche di sfruttamento economico e pressioni psicologiche, senza però soffocare la creatività e l’uso consapevole delle piattaforme digitali.

Cosa prevede la nuova proposta di legge

Il testo, approdato in Parlamento con consenso bipartisan da parte del Partito Democratico e Fratelli d’Italia, introduce una serie di novità che – se approvate – cambieranno il modo in cui i minori potranno usare i social network e partecipare alle attività di influencer marketing.

Ecco i principali punti:

  • Divieto di accesso ai social sotto i 15 anni. L’età minima per aprire un account sale da 13 a 15 anni, in linea con l’obiettivo europeo di rafforzare la protezione digitale dei minori.
  • Stop alle sponsorizzazioni fino ai 18 anni. Entro 180 giorni dall’approvazione, saranno definite regole chiare per la gestione dei contenuti che coinvolgono minori e per la tutela dell’immagine dei bambini online nelle attività sponsorizzate. Ogni iniziativa commerciale, inoltre, dovrà essere tracciata e dichiarata.
  • Autorizzazione dei genitori per i 14-16enni. Per chi rientra in questa fascia d’età, sarà necessario il consenso esplicito dei genitori o dei tutori per il trattamento dei dati e la gestione dei profili.
  • Verifica dell’età tramite “mini-portafoglio digitale europeo”. Il sistema consentirà di certificare la data di nascita dell’utente senza condividere informazioni sensibili. Il suo utilizzo sarà obbligatorio entro giugno 2026.

Perché serve una stretta sui baby influencer

Negli ultimi anni, il fenomeno dei baby influencer è esploso: migliaia di profili popolari su Instagram, TikTok e YouTube vedono protagonisti bambini anche sotto i 10 anni, spesso gestiti dai genitori o da agenzie. Alcuni raggiungono milioni di visualizzazioni e collaborano con brand importanti in vari settori, dal fashion, al food, all’intrattenimento.
Dietro le luci dei riflettori, però, emergono criticità: dall’assenza di tutele lavorative alla gestione dei compensi, fino alla questione dell’identità digitale dei minori, che spesso restano esposti per anni a contenuti che non possono controllare.
In Francia, una normativa simile è già in vigore dal 2021 e prevede che parte dei guadagni ottenuti dai baby influencer sia vincolata in un fondo accessibile solo al compimento dei 16 anni. L’Italia sembra ora seguire la stessa direzione imponendo una stretta decisiva.

Impatti per brand, creator e piattaforme

L’approvazione della legge avrebbe un impatto diretto sull’intero ecosistema digital.
Le piattaforme dovranno introdurre sistemi di verifica dell’età realmente efficaci, i brand dovranno rivedere le collaborazioni con creator minorenni e i genitori-manager saranno soggetti a nuove regole fiscali e contrattuali.
In sintesi, l’obiettivo non è limitare la presenza dei giovani online, ma renderla più consapevole, trasparente e responsabile, con strumenti di tutela concreti e un controllo maggiore sul lato economico e psicologico del lavoro di content creation.

Un segnale culturale prima ancora che normativo

La proposta sui baby influencer non parla solo di limiti e divieti, ma anche di consapevolezza.
Introduce un cambio di paradigma: l’immagine di un minore non è un contenuto da monetizzare, ma un elemento da proteggere.
È un passo verso un modello di comunicazione più etico, che potrebbe influenzare anche il modo in cui le aziende e i professionisti del marketing progettano le strategie future.

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