Limitare l’accesso ai social network ai minori di 16 anni: arriva il ddl

Limitare l’accesso ai social network ai minori di 16 anni: arriva il ddl

Di recente, la senatrice di Fratelli d’Italia Mennuni e la deputata del Partito Democratico Madia si sono unite in una missione “bipartisan”: limitare l’accesso ai social network a ragazzi e ragazze minori di 16 anni. Quali sono le motivazioni e soprattutto gli obbiettivi dell’iniziativa?

La proposta di legge per limitare l'accesso ai social network

Fratelli d’Italia e Partito Democratico uniti in un’unica missione: limitare l’accesso ai social network ai minori di 16 anni. Sembra strano, fin assurdo da leggere, ma è proprio così. In settimana, la senatrice di FDI Lavinia Mennuni e la deputata del PD Marianna Madia hanno presentato una proposta di legge volta a rendere più difficile l’accesso ai social a ragazzi e ragazzi che non hanno ancora raggiunto il sedicesimo anno d’età.

 

Nello specifico, il testo prevede che i minori di 16 anni, al momento dell’iscrizione su un social network, debbano ottenere il consenso esplicito dei genitori o dei tutori. La misura, quindi, intende coinvolgere i legali responsabili nelle attività online dei più giovani, riducendo così i rischi legati all’uso incontrollato dei social media

Il caso dei "Baby Influencer"

Non è tutto: un altro punto cruciale del disegno di legge riguarda i cosiddetti “baby influencer”. In altre parole, i minori che, attraverso i loro contenuti sui social, generano entrate superiori a 12.000 euro all’anno. Secondo la proposta, in futuro i “baby influencer” dovranno avere un conto bancario dedicato, dove verranno depositati i guadagni derivanti dall’attività online. Una disposizione che mira a:

  • garantire la trasparenza e la corretta gestione dei guadagni dei minori, nell’ambito del cosiddetto “Sharenting”
  • scoraggiare i genitori intenzionati a sfruttare i propri figli a fini di guadagno. Una casistica che, per quanto deplorevole, è stata molto discussa negli ultimi tempi
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L'obiettivo della proposta

La stessa Lavinia Mennuni ha spiegato: “Questa legge non vuole demonizzare l’uso della tecnologia, ma garantire che essa sia utilizzata in modo sicuro e responsabile, proteggendo i più giovani dai pericoli del web”

 

L’obiettivo dichiarato della proposta è comunque chiaro: proteggere i minori dai vari rischi associati all’uso dei social network. Tra questi rischi, il cyberbullismo, l’esposizione a contenuti inappropriati e lo sfruttamento dell’immagine sono i più rilevanti. Tuttavia, resta da vedere come evolverà il processo legislativo e se sarà possibile formulare un testo condiviso.

Limitare l'accesso ai social network: gli altri casi nel mondo

La proposta appena presentata da FDI e PD non rappresenta un unicum nel panorama mondiale. Anzi. Altri paesi, come la Francia e il Regno Unito, hanno già introdotto misure volte a limitare l’accesso ai social network ai più giovani.

 

Negli Stati Uniti, ad esempio, lo stato dello Utah ha approvato una normativa che proibisce ai minori più giovani di usare piattaforme come Instagram e TikTok senza l’espresso consenso dei genitori. Inoltre, l’Unione Europea da parte sua ha recentemente introdotto il Digital Service Act, che contiene norme più stringenti per le piattaforme del web, alcune dedicate in modo specifico alla tutela dei minori (ne abbiamo parlato qui)

Conclusione

La proposta di legge presentata da Mennuni e Madia rappresenta senza dubbio un passo importante verso la protezione dei minori online. Tuttavia, è fondamentale continuare a monitorare l’evoluzione della questione.

 

Pochi giorni fa, lo stesso proprietario di X Elon Musk consigliava di “limitare l’uso dei social media nei piccoli perché sono strumenti pensati per massimizzare la dopamina e creare dipendenza”. Una dichiarazione che fa capire quanto sia importante controllare non solo il buon esito della proposta di legge, ma anche l’eventuale efficacia delle misure contenute al suo interno.